Coautore insieme ad Alberto Alessi del progetto Il Tornitore Matto, Giulio Iacchetti vi partecipa anche come designer offrendoci, dopo il contenitore Conca, un secondo artefatto dalla forte carica espressiva: la Coppa Camuna, prodotta mediante un antico processo artigianale in 999 esemplari.
L’oggetto nasce dalla fascinazione dell’autore per la millenaria tradizione della lavorazione del ferro radicata nella Valle Camonica, situata nelle Alpi Centrali tra la provincia di Brescia e quella di Bergamo. A Bienno, il “paese delle mille fucine”, dove si conserva questo arcaico sapere artigianale, Iacchetti ha trovato gli interlocutori per sviluppare il progetto di un centrotavola in ferro. “Come sempre dialogare con gli artigiani”, racconta il designer, “significa intraprendere un cammino insieme, un disegno si trasforma in forma, e dalla prima forma si procede per generare una sorta di evoluzione della specie che conduce nel luogo ideale dove artigiano e progettista trovano pace: lì l’oggetto è considerato finito e da quel momento si può solo replicare. Così è nata la Coppa Camuna”.
La coppa ha una forma apparentemente brutalista che richiama quella di un elmetto da guerra ma rovesciato verso il cielo, trasformato in un contenitore pronto ad accogliere un fiore o a farsi strumento per l’offerta. Uno straordinario sovvertimento di significato che riconverte un simbolo di guerra in un artefatto gentile. Il processo produttivo contiene a sua volta un passaggio di senso, dalla forza alla gentilezza: il ferro, tornito con energia potente e poi passato nel fuoco per l’ultimo trattamento con la cera, diviene un poetico oggetto per contenere, come dice il suo autore, “le cose della vita”.
La forma particolare disegnata da Iacchetti deriva da un oggetto incontrato nella sua infanzia: la bidella della scuola elementare aveva ritrovato dei reperti della seconda guerra mondiale, abbandonati nei sotterranei dell’istituto. Tra questi, aveva scorto in un elmetto tedesco un perfetto contenitore dove collocare una pianta di gerani con la quale abbellire l’ingresso della scuola. L’insolito vaso non passò inosservato al piccolo Giulio Iacchetti: quella donna, inconsapevolmente, aveva trasformato un simbolo bellico in un oggetto garbato.
Lo stesso sovvertimento creato da Abe Steiner in una celebre manifesto realizzato negli anni ‘50 per comunicare la pace: un elmetto rovesciato che conteneva una rosa solitaria. La Coppa Camuna è creata manualmente al tornio, poi è passata nel fuoco per divenire incandescente e assorbire la cera d’api che viene pennellata con gesti rapidi sulla sua superficie in modo da preservare il metallo dalla ruggine, una pratica tradizionale ed ecologica tipica degli artigiani del ferro della Valle Camonica. Nelle parole del suo autore questo centrotavola è frutto di “un processo antico, una forma primordiale, una superficie volutamente grezza, per un oggetto votato al confronto con la cultura umana”. Il progetto per Alberto Alessi è esemplare di una ricerca che si svolge in un ambito di prodotto antichissimo, tra tipologie tradizionali del casalingo consolidate da un’evoluzione millenaria.
“Nella storia dell’uomo ci sono volute migliaia di anni per arrivare alla forma attuale delle ciotole, con piccole modifiche successive apportate da ognuno delle centinaia di autori, per lo più anonimi, che ci hanno lavorato; siamo insomma a un punto molto avanzato della sua evoluzione tipologica”, osserva Alberto Alessi. Per questa tipologia praticamente tutto è già stato detto, disegnato, prodotto e gli sviluppi che potranno interessarla consisteranno in piccoli cambiamenti dovuti principalmente alla sensibilità estetica. Il gioco del designer ha qui un piccolo spazio di innovazione, ma proprio questo spiega l’insistenza della Alessi sulla esplorazione dei linguaggi dell’estetica contemporanea. La Coppa Camuna è un esempio perfetto di tale riflessione: “è un progetto archetipo per eccellenza, una forma senza forma che non nega tutti gli sforzi dei designer della storia, ma vive per conto suo”.
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