Sul primo raccolto italiano di cotone integralmente seminato su campi bio aleggiano anche le note della armonicoltura, che – secondo gli agricoltori pugliesi – ha già funzionato con i pomodori e con altri tipi di coltivazioni. Il risultato, a un anno di distanza dal primo esperimento di coltivazioni massive di cotone nella piana della Capitanata in Puglia è comunque, indipendentemente dalle verifiche scientifiche sull’apporto della musica, sotto gli occhi di tutti: il raccolto complessivo, da campi che hanno tutti ottenuto la certificazione biologica che viene assegnata a terreni risparmiati dall’utilizzo di prodotti chimici, è stato di oltre 15.000 chili di cotone purissimo, contro i circa 5.000 del primo raccolto.
Le coltivazioni da parte dell’azienda GEST, il gruppo del tessile pugliese guidato dagli imprenditori Michele Steduto e Pietro Gentile, con l’apporto tecnico di Demetrio Neri, hanno riguardato quest’anno 7 ettari di proprietà dell’azienda Posta Faugno, ma ne è già stata decisa per l’anno prossimo l’estensione su 50 ettari di terreni nella Capitanata sulla base di accordi già definiti con gli agricoltori locali.
Nasce, quindi, la prima vera piantagione di cotone italiano e all’orizzonte si profilano possibili intese con grandi gruppi del settore tessile interessati a garantirsi una filiera certificata tutta bio e tutta italiana. Secondo le previsioni e gli studi che sono stati anticipati oggi in occasione del raccolto, il “taglio giusto” di coltivazioni di cotone in Italia dovrebbe aggirarsi fra i 450 e i 500 ettari e, in questa ottica, lo sforzo condotto dall’azienda GEST segna un decisivo passo in avanti, frutto dell’idea iniziale di autoprodursi materia per la produzione di camicie 100% italiane e sfociata quest’anno in un’operazione di agricoltura industriale su scala nazionale.
Un’ultima nota, di nome e di fatto, riguarda l’apporto della musica: sui campi di cotone in maturazione sono state costantemente diffuse musiche appositamente selezionate alla
frequenza “benefica” di 432 Hz.