“BARE”, come suggerisce il titolo, è un mettersi a nudo, il togliere le sovrastrutture per ritornare all’origine delle cose. Rivelarsi mentre ci si copre. Coprirsi e al contempo svelarsi. ”BARE” celebra il richiamo del primordiale, il potere della semplicità brutalista e la sensualità ambigua che si trova in natura, pura e allo stesso tempo selvaggia, equamente carica di fluidi eccessi di un’energia maschile e femminile. L’androginia come la più assoluta espressione di libertà.
La collezione Sportmax per l’Autunno-Inverno 2023/24 parte dalla rivisitazione delle opere di artisti e fotografi come Peter Hujar, Robert Mapplethorpe e Nan Goldin, ciascuno a suo modo intento a portare alla luce la bellezza che spesso si cela nell’ombra, in un potente incrocio tra l’arte nella sua forma più alta e la vita ai margini. Ciò che appare attraverso i loro sguardi è l’analoga personificazione del paradosso insito nel mettere a nudo la propria pelle così come la propria anima, un infinito calpestare quella linea sottile tra intimità ed esposizione, glamour e decadenza, vulnerabilità e corazza.
Peter Hujar una volta ha detto: «Fotografo chi si spinge agli estremi. Ecco cosa interessa a me, la gente che si aggrappa alla libertà di essere se stessa». In questo contesto, “BARE”, è più di una parola che descrive la nudità o il puro stato delle cose. È piuttosto il sinonimo della legittimazione della complessità dell’essere e della libertà di poter giocare con i cliché o di rompere gli schemi. Libertà di essere profondi o profondamente superficiali; di attenersi a un percorso singolare, oppure di abbracciare multiple reinvenzioni di sé. Mettersi a nudo vuol dire sentirsi bene nella propria pelle senza riserve.
L’atto di essere se stessi è di per sé una rivoluzione e ancora più potente è il celebrare la propria pelle.
SKIN. ALL SKINS. SKIN AS SECOND SKIN.
La collezione è un gioco continuo di contrasti tra eleganza borghese, primitive chic e glam androgyny. Ci sono la sartorialità di completi con le spalle definite e i pantaloni a gamba larga, a metà tra zoot suit e teddy boys. Lo stile essenziale e senza tempo degli abiti anni ‘90 conquista la scena con gonne dritte al ginocchio, audaci layering e silhouette lucide e trasparenti che abbracciano il corpo mentre si avvolgono e girano intorno.
I colori spaziano dai toni neutri della pelle, dei beige e dei cammello, ai marroni della cannella, del caramello, dello zenzero, completati da un delicato color pesca e da un black intenso.
Gli accessori prendono vita dall’incontro inaspettato di dettagli metallici ed elementi botanici. L’ambientazione della sfilata è una potente immersione nell’intimità di un garage arredato con divani délabré e accompagnata dalla composizione musicale “Stelle Disorientate” di Teho Teardo.
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