L’obesità rappresenta una delle principali sfide di salute pubblica in Italia, con un impatto significativo sia sulla popolazione generale sia sul sistema sanitario. L’obesità è associata a numerose complicanze, tra cui l’infertilità maschile. Essa influisce negativamente sulla salute riproduttiva per diversi motivi. Questo fattore si inserisce nel più ampio problema della denatalità. Dal 2008, anno in cui si registravano 576.000 nascite, in Italia c’è stata una riduzione del 34%, pari a 197.000 unità in meno (dati ISTAT). Facendo focus sul Veneto, il 46% della popolazione risulta composta da persone in sovrappeso o obese (dati Sorveglianza Passi, Istituto superiore di sanità).
“Questi dati evidenziano un problema crescente e la necessità di un intervento preventivo o terapeutico”, dichiara il professor Carlo Foresta annunciando la recente scoperta di come una classe di farmaci utilizzati per il trattamento del diabete, i cosiddetti agonisti del recettore del GLP-1, efficaci anche nel favorire un calo di peso del 15-20% in soggetti obesi, siano in grado di agire anche sulla motilità degli spermatozoi, una scoperta che apre le porte a nuovi scenari nella terapia del paziente infertile con obesità. La ricerca sperimentale in Italia è stata condotta presso l’Università di Padova da un’equipe di ricercatori guidati dal professor Carlo Foresta, presidente della Fondazione Foresta ETS, in collaborazione con il professor Alberto Ferlin del Dipartimento di medicina dell’università di Padova e il professor Andrea Di Nisio dell’Università Pegaso.
“La ricerca sta ampliando l’uso di questi farmaci non solo per obesità e diabete, ma anche per altre condizioni associate, come l’infertilità maschile”, spiega ancora Foresta. “Il recettore del GLP-1 infatti non solo è presente in quegli organi di interesse metabolico, ma anche a livello del testicolo e degli spermatozoi”.
I ricercatori hanno confermato la riduzione della qualità del liquido seminale dei soggetti obesi, ed hanno quindi valutato se queste nuove molecole potessero avere un’azione diretta sulle cellule spermatiche, e i risultati sono stati sorprendenti: in seguito a stimolazione in vitro del recettore del GLP-1, la motilità degli spermatozoi aumenta significativamente, attraverso una modificazione della struttura della membrana dello spermatozoo che si realizza con una importante riduzione del colesterolo di membrana, noto nemico della motilità spermatica.
La scoperta dell’Università di Padova è stata presentata alla comunità scientifica durante il XXXIX Convegno di Endocrinologia e medicina della riproduzione dal tema “La denatalità e la sessualità tra ambiente e aging” che si tiene il 5 e 6 dicembre presso l’Aula Magna del Palazzo del Bo dell’Università di Padova, nuova location scelta dopo anni nella sede di Abano Terme.
Nel corso del convegno si confrontano figure di eccellenza nel campo della medicina, della biologia, della statistica, e delle scienze ambientali. L’evento riunisce ginecologi, andrologi, endocrinologi, urologi e medici di base nonché biologi, embriologi e tecnici di laboratorio. Durante la due giorni di studi, viene affrontato il tema della denatalità e i molteplici fattori che la influenzano.
“Interventi farmacologici innovativi, come i recenti agonisti del recettore del GLP-1, rappresentano un’importante risorsa terapeutica, ma devono essere integrati con strategie preventive, educazione sanitaria e cambiamenti nello stile di vita”, conclude il professor Foresta. “L’attenzione verso le complicanze dell’obesità, inclusa l’infertilità maschile, sottolinea l’importanza di un approccio multidisciplinare nella gestione di questa patologia”.
Obesità generale e infertilità maschile in Italia
L’obesità rappresenta una delle principali sfide di salute pubblica in Italia, con un impatto significativo sia sulla popolazione generale sia sul sistema sanitario. Circa il 47,6% degli adulti italiani è in sovrappeso o obeso, con una prevalenza del 36,1% per il sovrappeso e dell’11,5% per l’obesità. Tra i bambini, il 26,3% ha problemi di peso, con un 19% in sovrappeso e un 9,8% affetto da obesità (dati ISS).
L’obesità è associata a numerose complicanze, tra cui l’infertilità maschile. Essa influisce negativamente sulla salute riproduttiva per diversi motivi: causa uno squilibrio ormonale che altera la spermatogenesi, favorisce l’infiammazione cronica che può danneggiare le cellule del testicolo, aumenta lo stress ossidativo generando radicali liberi che compromettono la qualità degli spermatozoi, aumenta la temperatura scrotale, danneggiando ulteriormente la produzione di spermatozoi.
La combinazione di questi fattori può portare a un aumento del rischio di infertilità, che si inserisce nel più ampio problema della denatalità: l’Italia sta vivendo una grave crisi demografica con un calo costante delle nascite. Nel 2023, il numero di nati vivi è sceso a 379.000, segnando una diminuzione di circa 13.000 unità (-3,4%) rispetto al 2022. Questo rappresenta un nuovo record negativo, con un tasso di natalità di appena 6,4 nati per mille abitanti. Dal 2008, anno in cui si registravano 576.000 nascite, c’è stata una riduzione del 34%, pari a 197.000 unità in meno (dati ISTAT).